28 maggio 2012

playlist01_porcæva

Prima di ogni viaggio spesso confeziono a priori la colonna sonora. In auto ho solo il lettore cd e quindi sono costretta a scelte difficilissime.      Sbang! 
Sintetizzare in una playlist le aspettative di una trasferta non è proprio immediato e spesso sono pure rimasta delusa dalle mie preferenze musicali... 
Ad esempio una volta Fred Bongusto si è messo a cantare Malaga, peccato fossimo a San Sebastiàn, 1000km di differenza... doh!       ^ma c'è chi dice sia stato un momento memorabile ^

Come racconta il protagonista Rob Fleming di "Alta fedeltà" scritto da Nick Hornby, non è facile creare una compilation: "Devi attaccare con qualcosa di straordinario, per catturare l’attenzione, poi devi alzare un filino il tono, o raffreddarlo un filino, e non devi mescolare musica nera con musica bianca, a meno che la musica bianca non sembri nera, e non devi mettere due canzoni dello stesso cantante di seguito, a meno che non imposti tutto il nastro a coppie e… beh, ci sono un sacco di regole


regole? certo, certo e da rispettare... Io ci provo.
Qui sotto appiccico la prima compilation per un viaggio sonoro in quel di Porcæva.
Ovviamente le poverette non sanno a quale prima traccia musicale le associo...

(non mi assumo nessuna responsabilità per eventuali discordanze)






















  1. la Vee stuck in the middle with you /stealers wheel
  2. senzazucchero pump it up /elvis costello & the attractions
  3. la Cozza psycho killer /talking heads
  4. the Iron Lady I'll try anything once /the strokes
  5. principessa col righello guilty /al bowlly
  6. la Saki she's not there /the zombies
  7. LissAndCurl señor /paris combo
  8. stancaMe blue sutura /piero piccioni
  9. la Senhorita Flor  jump n the line (shake senora) /harry belafonte
  10. la K real boy /la sera
per ascoltarle tutte clicca qui  :::::::::: >  compilation porcæva 1


27 maggio 2012

Souvenir

Ogni VIAGGIO ha quel momento. Quell'unico istante da immortalare per sempre nella memoria.
Quello per cui è valsa la pena pagare tutto il prezzo del biglietto (o, a volte, per il quale sarebbe stato meglio non partire proprio). In certi casi è un attimo che ti cambia la vita.
Se è un VIAGGIO abbastanza lungo o particolarmente fortunato ne conservi anche due o tre...Che magari, mentre lo stai vivendo, neanche ti rendi conto che lo ricorderai finchè avrai memoria.
E' l'attimo magico, il momento perfetto, che racchiude tutta l'atmosfera e lo stato d'animo che rappresenterà per sempre quel VIAGGIO, nei tuoi ricordi.
Quasi sempre non c'è una fotografia che lo "attesti", perchè di solito ti coglie di sorpresa, quando sei impegnato a vivere e non a pensare a quanto ti stai divertendo (della serie "questa-la-posto-su-facebook-la-devo-troppo-raccontare").

***
Parigi: io e mia sorella al tavolino di un bistrot a St. Germain, stanche da una giornata nei musei, io ubriaca con un solo bicchiere di vino bianco, musica da un pianoforte, sole al tramonto.
Tropea: prime luci dell'alba dopo il falò di ferragosto, non so chi, non sono nemmeno riuscita a vedere che faccia avesse, ma qualcuno non ha ancora smesso di suonare la chitarra, mentre lentamente si raccolgono le cose e si lascia la spiaggia tutti insieme.
Barcellona: colazione su quella barchetta che puzza di sigarilli, piccola, umida e ondeggiante...noi che tentiamo di chiacchierare di politica in spagnolo con il "capitano", mentre spalmiamo marmellata sul pane fatto in casa. Anzi, in barca.
Matera: il vento sulla faccia quando mi arrampico fino al piccolo spiazzo davanti alla croce della Madonna dell'Idris, il punto più alto... e ai miei piedi c'è TUTTO il mondo.
Malaga: il momento in cui metto piede a El Pimpi, e mi sembra di entrare in un film... (o uno spot di Dolce e Gabbana...) : cancello in ferro battuto, penombra, un enorme crocifisso fatto di rose intrecciate e candele accese, pergolato, botti di vino e flamenco. E mi sembra che, qui, davvero TUTTO sia possibile.
Puglia, Gargano: con mia sorella, sedute per terra con i piedi nella sabbia, sul limitare del giardino della casa sul mare. Sera tardi. Stella cadente. I miei 17 anni, ed una sola stella non basta, io ho TUTTI i miei desideri da realizzare.
Ultimo in ordine di tempo... Toscana, agriturismo: io ed i miei amici seduti su tre seggiole davanti alla piscina, in silenzio, a guardare le colline che sembrano dipinte, dopo un pranzo che ci è sembrato pura poesia... e pensiamo che, TUTTO sommato, la vita è meravigliosa.

Dunque, tra non molto tornerò a Parigi...
lascio un po' di posto in valigia: voglio fare shopping di attimi memorabili.


Senhorita Flor 



"...Quando si arriva in una città nuova non ci sono che strade a perdita d'occhio e file di palazzi privi di senso. Tutto è misterioso, vergine.
Un giorno avrei abitato in questa città, percorso le sue strade fin dove lo sguardo si perdeva.
Avrei esplorato questi palazzi, vissuto delle storie con questa gente.
Vivendola, la città, questa strada l'avrei imboccata dieci, cento, mille volte."





26 maggio 2012

London calling

Parafrasando i Clash: Londra.
Londra mi chiama, è come se dovessi soddisfare una necessità e tornarci di tanto in tanto.
E' un VIAGGIO che devo fare.
A salvarmi c'è la compagnia low cost, quella lì, si quella blu e gialla, se non ci fossero le sue tariffe super scontate io col cavolo che potrei permettermi di farmi il week-end-ino.
Vado per andare sempre negli stessi posti: negozietti vari ed evantuali di vinili, a sfogliare scatoloni di dischi spesso troppo stretti per vederne la copertina e volentieri piuttosto impolverati, che ti ritrovi le dita grigie; negozi di accessori inutili, di quelli che li vedi sui siti internet americani e non compri perché dagli Usa poi si fermano in dogana, negozi di improbabili accessori vintage...
Per sentire odori (mamma quanti odori!) e vedere colori. Mangiare improbabili cartocci in tutte le bancarelle di tutti i mercati che esistono (e son tantiii).
E vado per camminare tra le casette a schiera bianche.
C'è di folcloristico sicuramente la gente, a Londra se ne vede di ogni ma se c'è una cosa palese è che no, non è certo la capitale del buon gusto. Lì si che Enzo e Carla avrebbero da fare!
E poi io ho freddo, e queste tutte coi piedi nudi (via di luoghi comuni qua eh!) ma è così, ogni volta me ne stupisco...
E in primavera ci sono i tulipani, che poi quando (per appena per un secondo) esce il sole son ancora più belli.
Londra mi ricorda le persone del mio cuore, e se potessi ci vivrei lì (però no lavorarci eh! viverci da mantenuta... facciamo che da domani mi do alle lotterie?!?!)

25 maggio 2012

Il viaggio sul comodino

L'altro giorno non sono scesa alla mia fermata.  Ho sentito il campanello dell'autobus suonare e da quello che potevo percepire attorno a me, era ora di tirare fuori le chiavi dalla borsa ed alzarsi. 
Sono rimasta seduta, al posto dietro al conducente, con la testa bassa. Eravamo io, la borsa del computer e un libro. Leggevo da quando ero salita ed ero talmente tanto dentro la storia che ho deciso di farmi un altro giro e iniziare un nuovo capitolo.

Il libro è tra i viaggi più preziosi mai sperimentati. Ha l'inestimabile potere di farti salpare l'ancora senza bisogno di muoverti, senza biglietto, senza check-in, senza valigia, senza passaporto e soprattutto con la formula all-inclusive.
Il suo fascino risiede nella libertà d'immaginazione: le persone che incontreró, i luoghi che visiteró, tutto guidato dal filo conduttore del narratore e rielaborato da me. Quando lo apro alla prima pagina ho la stessa emozione di quando salgo su un treno o su un aereo e aspetto di partire. Mi porterà dove mi aspetto? 



Non ci sarà bisogno di macchine fotografiche. Le immagini restano con me, perché sono io a disegnarle. Non c'è Lonely Planet nella borsa o cartina in tasca perché è lui a indicarmi la strada. Le pagine numerate, il nord da seguire; i capitoli, i boulevard da percorrere.
Le emozioni che provoca sono reali, anche se impalpabili. 


Puó farmi arrabbiare, spaventare, ridere, riflettere o innamorare. Quando voglio. Basta che lo riapra. 
Uscire di casa senza libro per me è come uscire senza un indumento indispensabile. Mi sento a disagio senza, e forse sarà patologico.
Ma mi dà la sicurezza di potermici fiondare e ricoverare, estraniarmi per qualche minuto e prendermi una vacanza da ciò che mi circonda. Se lo voglio.






La sera, quando gli occhi fanno ondeggiare le righe e le mescolano tra loro, rimetto il libro sul comodino. E ogni volta, prima di addormentarmi, si apre la sezione "riflessioni e divagazioni". 

Immagino finali alternativi, luoghi che non ho mai visitato, persone che non ho mai conosciuto, dialoghi mai esistiti. 
Questo non me lo toglierà mai nessuno. 
Il momento prima di addormentarmi. 
L'elaborazione del viaggio.

Arrivata al capolinea ho messo il segnalibro al suo posto e sono scesa. 

Poco più avanti mi aspettava un autobus pronto a ripartire. Questa volta per portarmi a casa. 
Ma n'è valsa la pena. 
E poi, dopotutto, se leggi sull'autobus, sul treno o mentre ti muovi, viaggi per due volte. 

O meglio, viaggi al quadrato.



24 maggio 2012

La valigia sul letto...

Devo stare fuori 3 giorni, due notti.
Quindi...
Fammi vedere...

Dovrò andare almeno una delle due sere a cena fuori, se non tutte e due. Ma saranno locali eleganti? O situazioni casual? Nel dubbio, jeans attillato e una serie di possibili soluzioni top a seconda della temperatura la sera, e qualcosa di abbinato per coprirmi. Un tubino nero semplice, ma sempre perfetto in ogni serata (Audrey Hepburn insegna), e un completo pantalone giacca se la cosa è più seria. Quattro diversi tipi di scarpa col tacco per studiare l'abbinamento potrebbero bastare.

Durante il giorno vorrei visitare un po' la città...parchi, musei, viuzze caratteristiche...senza farmi mancare il centro nevralgico dello shopping. Mi sembra il minimo no?
Certo che però se voglio visitare la cattedrale, per rispetto del luogo, devo stare attenta a non avere scolli profondi o abiti troppo scoperti. E' vero anche che farà caldo, soprattutto se cammino molto. Non è che posso coprirmi come un beduino. Va bene, mi vesto a cipolla. Si può fare. Basta avere una super borsa capiente dove, in caso, infilare gli strati che mi tolgo.
Quindi, pantaloni beige comodi, e una serie di canottiere, t-shirt, e golfini, in serie di tre, abbinati per colore.

Però se vado a fare shopping non posso mica entrare nei negozi vestita come una turista tedesca?! Almeno un tacco a slanciare la gamba, altrimenti tutti i vestiti che mi provo mi daranno l'impressione che il mio culo baci l'asfalto. Allora infilo un sandalo col tacco nella super capiente borsa, e lo tiro fuori mentre faccio shopping. (Se non fosse che fa ancora di più turista tedesca me ne dovrei andare in giro con lo zaino da montagna, con tutta la roba che mi devo portare dietro...).

Ah giusto, qualcosa per dormire. Beh, non posso portare il pigiama di quando avevo 15 anni con le ciliegione a stampa. La cameriera ai piani che penserà di me! Vada per la sottoveste di seta. (sì, ma io ci dormo male con quella roba, allora la sottoveste la tiro fuori la mattina e la lascio sul letto un po' spiegazzata, e nascondo nel trolley il pigiama di cotone e stampe con cui invece dormo).

Infine la biancheria:
- 5 paia di calzini (sai mai che mi sudano i piedi e devo cambiarli due volte in un giorno...)
- 6 completini diversi di biancheria (abbinati ad ognuno degli indumenti portati)
- cannottierine
- varie ed eventuali

Poi il beauty dei prodotti generici, quello dei trucchi, la spazzola, il caricatore dell'iphone (MAI MAI MAI dimenticarlo), un libro, il cruciverba, gli occhiali...LE BORSE!!! Di quelle almeno 3 per poterle abbinare.

Ok, ho preso tutto, sono pronta per questo VIAGGIO. Alla fine per 3 giorni sono stata brava, solo 2 trolley e un borsone.

La Cozza.



riferimenti fotografici http://iampacked.com/

23 maggio 2012

La Vee en rose

Mi è sempre piaciuto un sacco viaggiare. Con i miei, con la scuola, con la mente, con la musica. Ma anche con i film, con le paranoie e con le proiezioni dei più assurdi sbalzi ormonali. E mi sono fatta proprio di quei viaggi!!! Ho sempre trovato un modo per “andare via”. Via da un luogo, via da persone, via da situazioni. E ripeto, mi è sempre piaciuto un sacco. L’ho sempre trovato un modo per ricominciare daccapo.

Quelle volte con papà; via dall’Italia, ho scoperto di essere fatta per qualcosa più che un Paese a forma di stivale.

Quella volta che all’università ho preferito un colloquio di lavoro; via dagli studi, ho scoperto di non essere fatta per i libri.

Quella volta in cui spensi 21 candeline e, via da quel Lui, ho scoperto che era ancora troppo presto per un noi.

E adesso ci risiamo. E’ ora. Fra poco si ricomincia, si va via da anche da qui, da questa casa.
Proprio quando meno me l’aspettavo. Esattamente nel momento in cui stabilivo, con una bandierina, in quella cartina immaginaria che è la mia vita, di dichiarare fallimento. Sì perché a ventinove anni e due mesi, senza un uomo e senza aver costruito qualcosa di mio a parte l’essermi guadagnata un lavoro che non mi piace e che di sicuro non è quello della mia vita, mi stavo rassegnando a quella condizione di bamboccia sfigata che non fa proprio onore a quelle che erano le mie aspettative. Qualche mese dopo questa parentesi di rassegnazione, eccomi al centro della mia stanza con in mano un fascicolo: il biglietto per il mio prossimo viaggio. Un plico di una decina di fogli costati come il fuoco che dimostra a tutti che finalmente ce l’ho fatta: ho una casa mia! Sta per cominciare un viaggio, serio, importante. E sono eccitata, emozionata, impaziente, felice, spaventata, -sul lastrico, anche- e ancora scossa al solo pensiero della quantità di cambiamenti che mi aspettano. Un nuovo inizio, ma senza più fuggire da niente e nessuno. 

Si ricomincia. Da me. Dai miei occhiali nuovi: qui comincia la mia Vee en rose.




22 maggio 2012

Viaggio notturno

Mi giro sul fianco destro, magari così riesco a dormire, tiro su il copriletto fino alla testa, continuo a sbattere le palpebre, ricaccio indietro i pensieri, no, non ci voglio pensare -mi dico- ma tanto lo so benissimo che non riuscirò a non pensarci.


Mi giro sul fianco sinistro, guardo la radiosveglia sono le tre e cinquantasette, mio marito russa accanto a me, ma il suo russare non mi ha mai dato fastidio, anzi, emette un ronfo sommesso quasi come le fusa di un gatto, questa cosa mi ha sempre fatto tenerezza è così carino e coccoloso...quando dorme.....


Mi metto a panza all'aria, niente, mi arrendo non riesco proprio a non pensarci, è inutile, allora mi abbandono, so' benissimo qual è la causa della mia insonnia: domani compirò QUARANTA anni!
Ma com'è possibile?Sono già arrivata a 40 anni? E quando è successo che son cresciuta così tanto?


Non ci sto, non ci sto!

Sì lo so, lo so, sono già madre e moglie e per giunta casalinga disperata, ma non ci sto!

Non voglio essere anche una quarantenne, adesso dovrò comportarmi da signora a modo, non potrò più cantare a squarciagola 'sei tutti i miei sbagliiiiiiiii' quando spolvero le vetrinette del salone, non potrò più sbavare copiosamente alla vista dei nuovi scolpitissimi addominali di Zac Efron, non potrò più fare i capricci e fingere di avere mal di pancia quando ho le mestruazioni, solo per farmi fare massaggini e coccole da mio marito.........perchèèèèèèè?

E ma infatti, sbatto le palpebre, sorrido come un ebete, e perchè non dovrei? 

Chi me lo dovrebbe impedire? 


Dove sta scritto?

Benissimo, mi rimetto sul fianco destro, affondo la testa sul cuscino soddisfatta, resterò la solita, alla fin fine penso, il VIAGGIO che mi ha portato fin qui non è stato niente male, anzi, è andato bene, il secondo viaggio potrebbe, tutto sommato, andare ancora meglio.....oh mamma (per un attimo spalanco gli occhi)......oppure no? 
E se andasse peggio?
Però adesso le palpebre sono diventate pesanti, ho davvero sonno, mi addormento, al peggio ci penserò domani... 
"dopotutto, domani è un altro giorno"(Rossella O'Hara-Via col vento)


20 maggio 2012

Nipoti di Penelope.

La donna non è un essere viaggiante.
Ce lo insegna Omero e il liceo lo ripete anno per anno.
Mai sentita una sciocchezza simile.

Dal bolognese farsi dei viaggi: darsi delle arie, mettersi in posizione di superiorità.
Le fighesse tirate a fionda, con coda di cavallo e super abbronzatura da cent'euri in lampade.
Le coscione chilometriche, con minigonne giropassera e eyeliner che parte da un occhio, fa il giro della testa e si conclude sull'altro.
Le artigliate, con unghie che inglobano fiori, swaroski e trilobiti del pleistocene.
Quelle col cane nella Vuitton.
Quelle con la Vuitton di cane.

La mia miopia.
Il motivo per il quale, alle volte, mi sono fatta dei viaggi anche io.


Dall'italiano farsi dei viaggi: fare voli pindarici, elaborare pensieri slegati dalla realtà.
E in questo noi altre siamo campionesse olimpioniche.
Tutte prima o poi, durante le nostre fasi meditative, abbiamo dato spazio alla fantasia creando mostri.
Cercando alibi.
Dando spiegazioni affatto plausibili.
Litigando, arrabbiandoci e facendo pace in autonomia.

Per questo siamo pioniere, cercatrici, minatrici, esploratrici e tanto altro.
Niente noia.
Niente riposo.

Sarà per questo che quando è ora di far vacanza i miei uomini mi piantano in asso?




18 maggio 2012

Cotolette da viaggio

Mia madre aveva una busta portadocumenti blu.
Lì dentro, a primavera, continuavo a sbirciare.
In attesa di vederli, di trovarli, di toccarli.
Eccoli.
I biglietti per il treno.
Trinacria, Intercity Milano - Messina, le vacanze con la mia famiglia.


Non ricordo la prima volta che ci sono stata, ma ricordo molto bene l'ultima.
E ricordo tutte le volte che ci sono state, in mezzo.
Seconda classe, cuccetta.. settimane prima di partire a litigare per il posto sul treno..
"Io dormo sopra", "no tu dormi in mezzo perchè sei più piccola e ci stai".
Uff.
Con le mie sorelle ho sempre perso.

Ricordo il thermos rosso e grigio dove mia madre metteva il caffè, "perché il viaggio è lungo, e io non dormo", diceva.
Ricordo il vestito giallo e nero, o quello rosso e nero, che indossava per il viaggio.
Ricordo la valigia marrone di pelle, o finta pelle, con il cinturone per chiuderla, e mio padre che la portava sulle spalle per sistemarla nello scompartimento.

Lui ci accompagnava sempre, alla Stazione Centrale a Milano, ma non faceva mai le vacanze insieme a noi.
A dire il vero, lui le vacanze non le faceva mai.
Stava a casa, "perché non si può lasciare la casa da sola", diceva.
Non aveva la patente, non l'aveva nemmeno mia madre.
Però trovava sempre un amico, che ci accompagnava in stazione.
Avevo sempre paura che il treno partisse con mio padre ancora tutto intento a sistemare le valige, perché voleva che non cascassero durante il lungo, lunghissimo viaggio.
Si partiva nel pomeriggio, e si arrivava il mattino dopo.












Il viaggio per le vacanze non era tale se non c'era il panino con la cotoletta, che mia madre cucinava prima di partire.
Solo su quel treno, lo mangiavo.
Uno dei sapori e dei profumi più buoni del mondo.
Scartare l'alluminio, trovare la carne ancora tiepida nel panino, sentire il leggero profumo di pollo con la panatura dorata, mi spalancava lo stomaco.
E al ritorno, lo stesso panino lo preparava mia Zia Maria, che però la panatura la faceva diversamente, con formaggio, pan grattato e prezzemolo... e chissà che altro.

Gli anni sono passati, di viaggi ne ho fatti a decine, soprattutto per lavoro, in tutto il mondo.
Ho sempre mangiato quello che mi davano in aereo, raramente (anzi, credo mai) mi sono portata del cibo cucinato da casa. Nemmeno quando sono andata in Cina.. e in quel caso forse avrei fatto bene!

Ho provato "da grande" a rifare quelle cotolette.... non mi sono mai riuscite.
Forse perché non le ho mai preparate per affrontare un viaggio.
Le cotolette da viaggio, se non le mangi in viaggio, sono impossibili da fare.



16 maggio 2012

Mimesi di una turista


“Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina:
essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo,
sono i libri, le arti, le accademie,
che mostrano, contengono e nutrono
il mondo."
William Shakespeare


Avete mai veramente saputo su cosa si posano gli occhi delle donne in VIAGGIO?

Accecata dal sole riflesso sul lucido pavimento della Rambla de Canaletes, lo sguardo stretto su una retta che sembrava all’infinito, pensai: da dove comincio a guardare?


Risalita dagli interminabili percorsi sotterranei di Parigi, posato il piede sul marciapiede di Pigalle, pensai: da dove comincio a guardare?

Nel taxi che attraversava Brooklyn prima, Union Square poi, con il dito sullo schermo touch del sedile anteriore, pensai: da dove comincio a guardare?

Uscita dalla stazione di Russel Square, nell’unico grigiore metropolitano che riesco a sopportare, pensai: da dove comincio a guardare?

Perché se è vero che gli occhi si riempiono e a stento contengono le meraviglie architettoniche, non foss’altro che per deformazione professionale, è vero anche che scandagliano il fondo dei cosiddetti ‘usi e costumi’. Costumi, nel mio caso.

Tre, il numero perfetto di giorni che impiego a compiere la mimesi. Io sono la creazione artistica, la moda è la natura. Ogni forma d'arte, secondo l’estetica classica, non è forse un'attività di mimesi?



Ho tagliato corti i capelli a destra, sull’orecchio, e lasciati lunghi a sinistra, infilato una canotta di Custo con una ragazza azzurra su un pantalone di lino beige, calzato le Havaianas gialle e inforcato dei grandi, grandissimi occhiali blu. 
Ho guardato le barcellonesi.


Ho legato i capelli da un lato, infilato una maglia lunga a righe bianche e blu su un fuseaux appena sotto il polpaccio, calzato delle ballerine bianche con il fiocco e inforcato dei Ray Ban fuxia. 
Ho guardato le parigine.

Ho lasciato i capelli ricci e spettinati sulle spalle, coperti da un Borsalino blu, infilato un top di Donna Karan (con estrema fatica) su un jeans strappato, calzato dei sandali ultra-flat alla schiava e inforcato degli occhiali a goccia bianchi e rosa. 
Ho guardato le statunitensi.

Ho messo una fascia di seta fiorata tra i capelli, infilato una canotta bianca con l’immagine di Kate Moss dentro una lunga gonna plissettata color senape, calzato degli zoccoli Ash troppo alti (non esattamente da turista) ed inforcato degli occhiali dicono vintage, ancora più grandi di quelli blu. 
Ho guardato le londinesi.

Al ritorno non mi riconosco mai, devo sempre fare un passo indietro, per farmi riconoscere. Prima o poi compirò la mimesi anche qui, dove preferisco non guardare.

O forse continuerò a visitare i monumenti.

14 maggio 2012

Passato presente e futuro


Alla mia veneranda età mi sono accorta di non essere capace di vivere nel presente.
Il presente è troppo difficile da cogliere. Troppo effimero. Breve. È subito passato. Come ora, scrivo e ogni lettera che scorre è già passata.
I ricordi invece sono con noi per sempre. Sono parte di noi. Noi siamo quello che abbiamo vissuto. Siamo le persone che abbiamo incontrato, i luoghi che abbiamo visto. Possiamo farci cullare da loro, selezionare quelli che ci danno serenità, o carica, o ci eccitano. Sono come una grande cartella piena di musica con una canzone per ogni stato d’animo.



E poi c’è il futuro.  I sogni, l’adrenalina che ci danno. L’euforia. Possiamo vivere mille vite diverse solo sognando. E durano a lungo. E si possono cambiare. E possono avere mille vite diverse così. Ci preparano per quell’attimo che già fu. Sono il nostro viaggio nella vita.


Diceva la principessa Sissi un bel po’ di tempo fa che:
" La vita sulla nave è molto più bella di qualsiasi sponda. Le mete di un viaggio sono desiderabili soltanto perchè tra noi e loro si frappone il viaggio. Se arrivassi in un posto e sapessi di non potermene più allontanare; fosse anch'esso il paradiso, mi parrebbe di essere all'inferno. Sapere che devo presto ripartire mi emoziona e mi fa amare qualsiasi luogo"


E  la vita è cosi. Un viaggio con le cartoline per i ricordi e la Visa per i sogni!!

11 maggio 2012

PrimaDONNA


      Mia madre. La mia primaDONNA
      Alla sua dedizione che non conosce la modalità standby. 
      Alla garanzia illimitata delle sue parole. 
      Per il suo amore a lunga conservazione.
      
      A me sembra un giardino.


                   festa della mamma 2012

10 maggio 2012

Giusto un paio di cosette.

Io non vado d'accordo con le DONNE.

Ecco la verità.

Ecco perché io qui mi sento un pesce fuor d'acqua.
(e ragazze, siete carine a tenermici comunque, lo ammetto)
In realtà crescendo ho imparato a relazionarmi con loro, a saperci convivere, se non saperle comprendere.
Ma in linea di massima non ci vado d'accordo.

Per esempio, perché quando siamo ad un tavolo, in gruppo con gli amici, le donne devono sempre mettersi tutte vicine e fare capannello per parlare dei fatti loro? Che poi, gli uomini si immaginano che stiamo là a fare a gara a chi ha il fidanzato con il pene più lungo, o a quante ore di sesso animalesco ci hanno sottoposto (NB: qui sto scrivendo secondo il punto di vista maschile, che si discosta notevolmente dalle unità di misura reali). Vi svelo la realtà: parliamo di lavatrici e asciugatrici, di depilazione, di cellulite, di peli incarniti e, ahimé, di scarpe e borse. O meglio, non è che parliamo, parlano. Io sbadiglio, e mi allungo sulla sedia per sentire gli altri amici che commentano l'ultima partita, o parlano di motomondiale, o di qualsiasi altra cosa che non sia il confronto tra i panni asciugati al sole o nell'asciugatrice a gettoni.
Ma la cosa che più non sopporto delle donne è il non detto, il testo nascosto che va letto tra le righe, ma che dico, tra le parole, che pronunciano. L'espressione "avresti dovuto capirlo" andrebbe abolita o perlomeno vietata al genere femminile. Cosa ti costa dire, invece che pretendere che gli altri capiscano. Cosa??? Ho rotto amicizie per il concetto di avresti-dovuto-capirlo. Io non capisco, ok? A me le cose me lo dici e basta. Se non me le dici, considero solo tre possibili ipotesi:
1- E' una stronzata
2- Non hai carattere
3- Non c'è niente da capire, è solo uno sbalzo ormonale.
Pretendere di essere comprese senza dire cosa si pensa, in modo chiaro e semplice, è la prima arma di una donna. Permette di crearsi un alibi di ferro per poi rimanere irrimediabilmente deluse perché non capite. E di lì, partire con un rosario di paranoie da attaccare al malcapitato di turno.

E per concludere, care le mie ragazze, esiste il sesso senza amore, checché ne dica Venditti. Ed è spesso molto divertente e piacevole. Provateci una volta, credetemi.

(ad onor del vero però...negli ultimi tempi ho trovato delle amiche...rare persone che escono da questi meccanismi causati dal doppio cromosoma x...grazie.)



9 maggio 2012

Veevere da stronza.



Sono una DONNA, sono un’amante,
Sono una bambina, sono una madre,
Sono una peccatrice, sono una santa,
non me ne vergogno,
sono il tuo inferno, sono il tuo sogno,
sono anche niente di tutto questo
e non vorresti che fossi in nessun altro modo

sono un pochino di tutto in una sola persona. 









        Bitch - Meredith Brooks


      Stronza come dice la Meredith? 
      Forse peggio...o forse non avete capito niente. 
      La DONNA non si capisce, la DONNA si vive. ;)


8 maggio 2012

In & out_ senzascienza.

Qualche anno fa mi hanno regalato un libro. 
Si chiamava "Perché le DONNE non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?". 
Scritto a due mani da una coppia australiana. 
Marito e moglie. Che per quanto possano essere psicoterapeuti del linguaggio e del corpo, non fatico ad immaginare le tirate di capelli con cui avranno condito la stesura di questo piccolo manuale dei due sessi.


Oltre ad essere a tratti edificante per le spiegazioni, soprattutto scientifiche, sul perchè noi siamo fatte così e loro colì, il libro al suo interno conteneva un test. Uno di quei test per scoprire quanto sei donna o quanto sei uomo. 
Ricordo che lo feci e che ne risultò che sono una potenziale lesbica.
Il perchè?
Presumo perchè riesco a non perdermi nei corridoi della metropolitana, so leggere le cartine, so fare un parcheggio ad S e devo necessariamente abbassare il volume o spegnere la radio se mi squilla il telefono.


Ora io non sono nè psicoterapeuta, nè scienziata e ho anche scarse velleità al riguardo, ma... si: gli uomini vengono da Marte e le DONNE da Venere.
Difatto però ci siamo incontrati a metà strada, sulla Terra. 
Abbiamo aumentato a dismisura la popolazione dando vita ai terrestri. Che non sono, seguendo questo filo logico, dei transgender, degli ermafroditi o dei trasformers, ma degli esseri umani. 
Maschi o femmine, che ereditano o possiedono delle caratteristiche innate. Non necessariamente indicative e identificative del proprio sesso.
D'altronde non ricordo di cartelli, durante il big bang, che smistassero "patentati su Marte" e "infermiere su Venere".


Forse esteriormente uomini e donne si possono distinguere da una sola cosa. L'apparato riproduttore. O al massimo dall'appuntamento del mercoledì sera con la Champion's e del venerdì pomeriggio dall'estetista. E neanche ci metterei sempre la mano sul fuoco. Su nessuna delle due cose.


Ma interiormente, sono donna perchè mi ci sento. Non perchè confeziono bavaglini ricamati a punto croce.


Se così non fosse, sappiate che sono sicuramente più donna di molte di voi perchè so impastare la focaccia e stirare una camicia. 
E più uomo di molti di voi perchè riesco a montare un portalampada e individuare con facilità il "gran carro".


7 maggio 2012

A quattr'occhi

Credo di dovermi abituare all’idea che ho bisogno di un paio di occhiali.
Non sono una guardona ma  guardare le  persone, guardare  intensamente le persone mi è sempre piaciuto.
Direi quasi fissarle.
Direi che è quasi un hobby!
Rimango affascinata dai visi vissuti, da mani che si muovono, da vestiti più o meno appariscenti o da capigliature che sembrano posticce sul viso di chi le porta. Mi incantano le DONNE attempate col rossetto rosso e la borsa della spesa. Le ragazzine quindicenni che escono in autobus il sabato pomeriggio. I professori col cappotto liso l’occhiale tenuto insieme con lo scotch e la borsa di pelle. Guardandoli la mia testa fantastica sulle loro vite e scrive un veloce racconto su di loro. Ovviamente non sfuggono ai miei sguardi gli aitanti giovanotti che si aggirano per la città. Con loro capita che nasca un fine gioco di “guardo non guardo”. Il tutto fine a se stesso. Ho sempre avvistato da lontano i miei compagni di gioco e avvicinandomi mi son sempre resa conto di avere occhio fine nell’individuare l’avversario giusto.  
Oggi mentre uscivo da lavoro ho intravisto da lontano un ragazzo che sembrava potesse permettermi di passare piacevolmente quei 5 minuti canonici che avevo a disposizione per fare il mio giochino. Mi avvicino per vedere meglio. Niente. Sfuocato.
Devo andare più vicino.
Cazzo è brutto.
Non sono più la lince di una volta.

6 maggio 2012

Fatal Error

Mai mettersi contro una DONNA.
Anche se la donna è un animale individualista, per indole non propensa a fare branco, specie con altre simili.
Un po' come pollo e pollai.
Anche se la vendiamo come questione prettamente maschile.

Gli uomini sono esseri semplici. La loro gioia è spesso legata ad avvenimenti collettivo-sportivi il cui esito spesso confluisce in una regressione di massa ad essere primordiale, urlante, sudato, sputazzante e con gli occhi iniettati di sangue.
Le donne sono fondamentalmente fesse. La loro gioia è sempre rapportata ad altri esseri ed al loro vivere.
Da qui il motore che sottilmente sposta il movimento della donna. La gelosia.

E' molto difficile rapportarsi con altri esseri del genere femminile.
Bisogna saper rispettare l'altrui status, il rango e l'accessorio.
Così quando veniamo introdotte ad una nuova conoscenza femminile, il nostro sguardo di posa su di lei per soppesare in una manciata di secondi abbigliamento, scarpe, borsa, capelli, trucco, mani e tutto ciò che sia immediatamente deducibile.
Abbiamo bisogno di sapere subito se chi abbiamo di fronte è più attraente di noi, quindi individuo altamente pericoloso, o meno.
Abbiamo bisogno di quantificare quanti euro sono stati impiegati in quell'outfit.
Abbiamo bisogno di avere la certezza matematica che le nostre scarpe sono migliori delle sue.

Una donna che si sente minacciata non deve essere avvicinata come amica, altrimenti tutto ciò che potrai dire sarà sicuramente usata contro di te.
Una donna che si sente minacciata non deve essere scavalcata: ogni piccolo gesto di emancipazione personale sarà analizzato, trovato non conforme e rispedito al mittente.
Una donna che si sente minacciata potrà manifestare sintomi di isteria, ma le basterà marcare qua e là il territorio e tutto tornerà nella norma.

Insomma, è tremendamente difficile essere donna oggi.
Ci sono un mare di insidie dalle quali difendersi.
Gli artigli affilati e smaltati aiutano nella battaglia quotidiana, ma le unghie sbeccate possono servire per passare inosservati.


5 maggio 2012

La seduzione

Ho sempre pensato che la seduzione, nella DONNA, fosse una cosa innata. Io e la mia migliore amica guardando spesso con malcelata invidia le fortunate femmine seduttrici, abbiamo stabilito che si nasce con il manuale di istruzioni, cioè loro, le seduttrici, nascono col manuale d'istruzioni, noi comuni mortali ci dobbiamo rassegnare, ci sarà sempre una partita di calcetto o un gioco nuovo alla play station di mezzo!
Alcuni giorni fa  ho avuto la prova inconfutabile a tutte le mie teorie sull'argomento.
Come ogni santa mattina ho accompagnato il bimbetto 5enne alla materna, è stranamente presto(viaggio con quei 15 minuti buoni di ritardo,solitamente) e ci sono solo due bambini in classe, anzi un bimbo e una piccola sirena incantatrice, per la precisione.
Il maschietto ignaro è il migliore amico di mio figlio e appena lo vede corre da lui per invitarlo a sedersi nel tavolo e giocare insieme, ma ahimè dall'altro tavolo si alza la seduttrice: sfodera un sorriso smagliante e indossa una selezione coloratissima di pura bijotteria cinese, fa gli occhi dolci a mio figlio gli schiocca un bacino sulla guancia e prendendolo sottobraccio lo traghetta verso il suo banco.
Osservo mio figlio che viene irretito, ha lo sguardo imbambolato, e mentre passa dal banco dell'amichetto abbassa gli occhi, il poverino, di contro, pianta un muso e quasi gli scappa una lacrima lasciato solo lì coi suoi giochi tradito dal suo migliore amico.
Questa scena per me ha avuto quasi un non so ché di epico, io che proprio mai, nemmeno al top del mio splendore psico-fisico son riuscita a convincere un maschio a seguirmi...rifletto, ci rimugino sopra...forse avrei dovuto indossare della bijotteria cinese molto colorata.

3 maggio 2012

Vagiti in diretta tv

Primo giro in quest' avventura e si parla di DONNE. Strano!
Allora a questo punto io vorrei parlarvi dei programmi che, a mo' di reality show, mostrano le più o meno giovani creature femminili negli istanti prima e dopo l'atto di mettere alla luce un figlio.
Ecco. Una domanda: PERCHE'!??!
Ok, io capisco che il miracolo della vita sia un'emozione fortissima, la cosa più bella del mondo, una gioia immensa. Io non la vivo così però. A me sembra più che questi programmi siano specchio dell'immensa soferenza che tu, donna, dovrai subire! (buahahahahaha risata satanica).
Potrebbe essere un'occasione per mostrare agli uomini come si soffre anche per dar loro una discendenza, e se finisse per dare modo agli stessi di sbeffeggiarci !?
"Ehhhh quelle urlano come delle matteee!!"
Loro infatti minimizzano non avendo la benché minima idea di cosa si possa provare, soprattutto forti del fatto che non è questione che li riguardi più di tanto, che non saranno loro a sudare, a spingere e urlare. Grrrrrrr.
Io figli non ne ho, e se mi fermo a pensare al parto manco li voglio. Dunque proprio non capisco perchè sbattermi in faccia questa cosa... che poi una un occhio ce lo da... (nonstante i "noooo non farloooo" di altre donne che prima di te si son lasciate andare alla curiosità...)
poi resta il fatto, che quando il pupo è nato ho pianto come una fontana (che poi magari lui stava pensando: "rimettimi dentroooo "(cit.))

1 maggio 2012

Se state calme, vi passerà accanto.

Ho sognato Roberto Benigni che mi diceva, gesticolando in toscanaccio, "gli hai dato un cortile, ci ha fatto una porcilaia!".
Ora, non è che io abbia mai recitato, non volontariamente, almeno. Ma i giorni sono pieni di bravi attori inconsapevoli.

Contrariamente a molti trattati di psicologia infantile, da bambina non ho avuto un amico immaginario. 
Forse sono proprio queste le DONNE che li cercano nei forum, prima, nei social, ora.
Il meccanismo è lo stesso che scatta con il vicino di posto in treno, o in areo, su lunghe tratte.
Se facessimo una crociera da soli avremmo una gran quantità di estranei fraterni.

Il sesso opposto sembra possa accogliere meglio di un vaso canopo i nostri organi profumati: il cervello, lo stomaco, il cuore.
Il guaio è che questi piccoli vasi non sono fatti per contenere più organi di diverse persone contemporaneamente, e non possono essere svuotati a piacimento per un rapido risciacquo.

Si è alzato un pò di vento, mi hanno passato un coltello seghettato per pettinarmi. Non l'ho preso e ho pensato: se sto calma mi passerà accanto.

Le donne sono Elpis (la speranza), ferme sul fondo del vaso scoperchiato e richiuso da Pandora. Aspettano non di essere liberate, ma di liberare se stesse con l'aiuto di un'altra donna, Pandora, che riaprirà il vaso.
E' lei, la curiosità, che ci frega.

Ma in fondo anche di una porcilaia non si butta via niente.




"Avete sempre da parlare, sempre"

"Lavoro praticamente solo con le DONNE. Io non vi sopporto, parlate sempre troppo, avete sempre da parlare, sempre!".
La Metà della mia Mela viene sempre a casa con il mal di testa, dal lavoro.
E la colpa è da dividere a metà tra l'ora e mezza di strada a tratta, e le femmine con cui passa otto ore cinque giorni a settimana.
Ci rido su... chissà che razza di colleghe ha, poverino, lo prendo un po' in giro...

Poi penso.
"Parlate sempre troppo, avete sempre da parlare, sempre!".


Cacchio, anche io sono così.


Fondamentalmente, a fasi alterne nella vita, credo che noi femmine siamo davvero tutte così.
Ogni virgola, ogni minuscolo particolare che osserviamo (o che ci viene riportato!) provoca nei meccanismi assurdi del nostro cervello di donne, un innesco imbarazzante e avido, che ci porta a "ricamare".. prima piano, poi sempre più vertiginosamente, alla velocità della luce...
Una semplice situazione ordinaria, si trasforma in una combutta nucleare super segretissima contro il mondo intero, e ci sentiamo compiaciute e fiere di essere state proprio noi, con le nostre minuziose analisi, a scoprirla.

Assurdamente, poi, ci sentiamo "riparate" e "al sicuro" utilizzando la magica frase.. "Non dirlo a nessuno".
Questo fa in modo che i segreti che qualcuno ci confida, possano essere con nostra immensa intima soddisfazione divulgati a più non posso... utilizzando sempre la postilla iniziale del "Ti devo dire una cosa.......", e ci diano modo sempre e comunque, in caso la nostra confidenza venga "scoperta", di indignarci a nostra volta perché la persona a cui avevamo detto "Non dirlo a nessuno", ci ha tradito.

Senza nemmeno per un secondo incolpare noi stesse del primo tradimento commesso, a chi si era confidato proprio con noi.

Con il tempo ho iniziato a convincermi che è l'attitudine femminile, un difetto genetico, che rende tutte noi così, chi prima chi dopo, chi sempre, chi una volta soltanto.
In alcuni casi troviamo questo difetto di fabbrica anche in alcuni maschi.... ma sono in netta minoranza (per fortuna!).

Ho anche iniziato a pensare che sia una specie di tossicodipendenza.... accogliere segreti di altri, e non trattarli mai come tali... vivere certe situazioni, e distorcerne la visione per convincerci che ci sia, sempre e comunque, qualcosa che non va (anche se nella maggior parte dei casi va tutto benissimo!).

E ho cercato di autorinchiudermi in una clinica solitaria e immaginaria.. perché "Accettando l'idea di avere un problema, si fa il primo passo per risolverlo davvero".
Il modo per me, al momento è uno solo...... Quando sento la frase "devo raccontarti una cosa", seguita dal famigerato "Non dirlo a nessuno"..... Io mi spengo.
Magari resto, ascolto, o leggo... ma rimuovo, cerco di fare del mio meglio per rimuovere tutto, resettare, e far finta di niente.

Far finta di niente, la sfida per ogni donna, che regolarmente ogni donna prima o poi perde.

Capisco la Metà della mia Mela, che dice che non ci sopporta.
Ci sono giorni in cui non mi sono sopportata nemmeno io.