20 settembre 2012

Trasparenze marine


Occorre avvicinarsi ai tuoi occhi per guardarci dentro. Sono lenti di caleidoscopio, e i  pezzetti di specchio riflettono mondi sommersi. Il tuo corpo è composto al settanta percento di acqua di mare, il dieci è fatto di sabbia bianca, il cinque di conchiglie, con piccole parti di abisso.

Quello che devi fare, lo sai già, è fluire, scorrere. Non nuotare ma fluire. Goccia dopo goccia tutto ti scorre sulla pelle, sulle braccia, sulle gambe. Lambisce, accarezza, sciacqua. Un’onda alta ti solleva, una bassa marea ti posa sulla spiaggia. No, non sei sua schiava, sei parte di lui.  
Immerso nell’argento quel pensiero che avevi nascosto si cancella. Scolorisce dalla pelle e si mischia alla salsedine. Si scioglie. Diventa mare. Guarisce. Libera.


La tempesta è passata, e tu non te ne sei neanche accorta. Il dio del mare questa notte non è stato gentile con te. Ti ha sbattuta tra i flutti senza rispetto. La tua zattera si è spezzata, lasciandoti affogare tra il nero e il blu. 
All’alba eri di nuovo in superficie. Sotto al cielo, di nuovo. Il sale incrostato nelle ferite, sanguinante, umiliata. VIVA. Forse pensavi di sognare, perché troppo grande era la fortuna di sopravvivere. Forse credevi di non meritarlo. Forse avevi paura di averlo offeso in modo irreparabile, questa volta, alzando la testa oltre l’increspatura.

Quello che ancora non sapevi era che lui, il Mare, nella notte, ti aveva salvata. E' stato violento quando ti ha trascinato lontano, al di là delle rotte già percorse. Ma è proprio galleggiando in quelle acque familiari che tu avresti incontrato fantasmi di pirati e mostri dei fondali. Nella notte lui ti ha tuffata in onde trasparenti. Tra la spuma e i coralli farai un nuovo approdo. Qui, ora, ci sei solo tu e lo specchio. Dell’acqua




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