22 giugno 2012

Let it be

Il post-it nacque per sbaglio, nel '68, mentre la 3M cercava disperatamente una colla super forte.
Sbagliando, li ho sempre usati in modo improprio.
A 6 anni ci disegnavo sopra e rimanevo molto dispiaciuta quando sbavavo il disegno rubando il colore con il fianco della mano.
Adesso li appiccico ovunque. Sul computer e sul telefono. Ma quelli cadono, si sporcano, si perdono.
E non riportano neppure scritte illuminanti.
(sono una grafomane)

Se da un esperimento fallito può nascere un successo meglio non fossilizzarsi sulla propria natura.
E' come bruco e farfalla.
E allora smettiamo di presentarci con un milione di aggettivi che ci qualificano.
La verità è che ognuno di noi è un po' stronzo.
Un po' egoista.
Un po' una somma di tutte le cose che tendenzialmente ci fanno cagare.
Ma poi c'è inaspettatamente quel buono che non andavamo cercando.
Quello che arriva all'improvviso e ci entusiasma.
Ricordiamocelo.


18 giugno 2012

mò?

Sono tutte scuse le mie...

Dopo tanti anni passati a far credere a tutti di essere una svampita con la testa sempre fra le nuvole, adesso qui lo confesserò ho una memoria di ferro!

Sì mi ricordo praticamente tutto, dalle scadenze delle bollette da pagare, al compleanno del cugino che non vedo da cinque anni, alla lista completa della spesa e delle cose da fare!


In realtà non ho mai avuto bisogno di prendere appunti su di un post-it, è tutto qui ben ordinato nella mia mente, anzi ogni sera prima di addormentarmi passo in rassegna tutto ciò che ho in programma di fare, che DEVO fare e mi addormento carica di buoni propositi e programmi.

Il problema è il mattino seguente.
Al mio risveglio mi sento piena di energia e tutta gasata vado a prepararmi la colazione, magicamente dopo aver bevuto il caffelatte mi 'sgonfio'!

Inizio a pensare, 'cavolo oggi devo chiamare quelli del gas per chiedere chiarimenti sulla bolletta', prendo il numero verde, il telefono in mano e poi mi chiedo : 'mo' l'agghja fà?' (trad. 'lo devo fare adesso?'), ecco la madre di tutti i miei problemi:  MO'????????ADESSO??????

Non so perchè mi sembra sempre troppo presto per fare una cosa e così va a finire che mi perda nel fare mille altre cose inutili, così che quando arriva il fatidico momento è sempre dannatamente tardi!

Alla fine per non dovermi sempre giustificare per i miei continui, quasi patologici ritardi, fingo di essermi dimenticata di non ricordare cosa dovevo fare...bugie, solo bugie, in realtà è tutto qui scritto nella mia mente, tutto ben scritto come un enorme post-it :

-fare il cambio stagione armadi...............(ma non mo', u' fazz' dop')...................

15 giugno 2012

Voglio un maggiordomo


Non ho mai avuto un blocco di post it.
Non è vero ne ho avuti, ma solo perché sono colorati.
Ma non li uso mai. E non uso mai neanche l’agenda. E adesso ne avrei terribilmente bisogno.
Avrei bisogno di un’agenda e avrei bisogno di qualcuno che mi scriva le cosa da fare nell’agenda. E di qualcuno che mi ricordi di guardarla.
Per il lavoro?
Sì, soprattutto.
Da tre mesi a questa parte sembra che l’intero negozio, e non parlo di un negozietto, sia sulle mie spalle e su quello del mio compagno di sventura.
Da tre mesi a questa parte ho appuntamento almeno con tre persone contemporaneamente per parlare di cosa fare.
E poi non ho mai tempo di fare quelle cose di cui ho parlato per ore ore e ore.
Altro che post it.
Altro che agenda.

Mi serve un segretario e magari anche uno stagista!

Per casa? Lavare, stirare, fare la spesa, riordinare. Non faccio mai nulla di queste cose. Che dovrei meticolosamente annotare e poi fare. Ma mi dimentico di scriverle e quindi di farle. O non mi va di farle. Ma poi arriva il momento in cui quel vestito a fiori lilla, viola e blu, che mi sta da dio e che desidero ardentemente indossare in quel momento, è sporco perché non l’ho messo a lavare. Quelle scarpe perfette per il vestito nero sono da aggiustare. Per non parlare di quanti fazzolettini di carta o scottex ho usato al posto della cartaigienica che mi son scordata di comprare. Eh si mi servirebbe proprio una tata…o forse una badante. Ma magari un maggiordomo. Ok ora lo scrivo su un post it.



"Ricordarsi di diventare ricca per assumere un segretario, uno stagista, una badante e un maggiordomo."

13 giugno 2012

My BIGNAMI : Summary Life


Liste su liste di cose da fare. Un riassunto della mia vita in elenchi puntati. Neanche troppo riassunto: se incollassi in fila tutti i post-it che ho scritto e li facessi pendere giù dalla finestra, potrei raggiungere senza problemi il centro della terra.

Anche adesso, mentre scrivo questo post, una nuova lista si sta allungando. Forse si potrà dedurre che ho una memoria che fa schifo … o che non sono capace di organizzarmi senza una linea-guida.
La verità è che niente è reale fino a quando non lo dici ad alta voce, e ancor di più, quando lo scrivi.

A mano, a penna, per l’esattezza. La scrittura è sempre stata il mio modo di memorizzare, anche a scuola, perché così come l’inchiostro si imprime sulla trama della carta, la parola scritta si imprime nella mia mente.

O almeno dovrebbe.

Perché ci sono cose che non hai bisogno di scriverti, per ricordarti.

E di solito non sono le cose che VUOI fare, ma quelle che DEVI.  Tipo … non ho mai scritto su un post-it  “spaccarsi quella mezza vaschetta di gelato che è rimasta in freezer”
ma semmai  “lavare maglietta bianca”, “prenotare ceretta”, “fare fotocopia C.I.” 
… oppure ci scrivo cose tipo “tel. zia” (quella noiosa, per capirci …)
“scadenza tasse univers.”, “prendere app. dott. ssa”
… oppure abbreviazioni assurde che capisco solo io “man. bor.” /“st. gh. nil.”
… perché sono cose che proprio non ho nemmeno voglia di scrivere per intero, figuriamoci di fare!

Ormai ho imparato che quando mi coglie la voglia di fare devo approfittarne, perché un evento simile non si ripeterà molto presto. Un po’ come l’eclissi di sole.
Quando mi prende la smania di depennare  (ossia sempre all’ultimo momento, perché io sono di quel genere che lavora meglio sotto pressione … anche voi, vero? Lo sospettavo.) devo sempre partire dall’impegno più rognoso, più gravoso, più noioso … insomma l’onere  che mi trascino ad adempiere con uno stato d’animo misto tra quello del cavaliere valoroso che si appresta ad affrontare il drago … e quello del martire che va al patibolo.
Dopo di che penso: ok, fatto questo, il resto è una passeggiata. Piglio deciso, testa bassa e approfitto dell’inaspettata scarica di adrenalina derivante dal mio primo immenso successo.

Di solito poi, a questo punto, arriva l’ora di merenda. Evvabbè. Almeno qualcosa oggi ho fatto.
Amen.
Però che gioia il momento del depennare. Zaaaaaaac. Una bella rigaccia nera, decisa.
Aaah.
Che gioia.


Ma CHE gioia? Ma per favore.
Mi sono accorta che la parola che ripeto più spesso nella mia testa è “devo”. Mi ripeto anche che “devo” aggiungere un’altra cosa alla lista. La lista che si stava finalmente assottigliando. Adesso mi sono venute in mente altre 45 cose da fare. Cose anche abbastanza inutili … cioè, posso anche vivere senza aver riparato il manico di quella borsa che ormai metterò di nuovo l’inverno prossimo!
E invece, una volta scritta … rimane lì, come una macchia sulla mia coscienza. Anche oggi non ho fatto il mio dovere per intero. E si sa, “prima il dovere e poi il piacere”.
Ma ‘sto piacere quando cacchio arriva?

Una cosa che devo (ops, che voglio) fare è iniziare a pensare di più a ciò che voglio, e meno a ciò che devo. Il rischio è quello di perdere di vista quello che è davvero importante per me. Quello che mi fa star bene, quelle piccole cose che fanno respirare aria più leggera e vedere la vita come un elenco di istanti indimenticabili.
•La chiacchierata con l’amica.
•Disegnare per lei.
•Prendere in giro l’ex di turno.
•La risata liberatoria.
•Comprarsi un mazzo di fiori freschi, senza motivo.
•Staccare il telefono e guardarsi l’ultima puntata della sere tv preferita.
•Uscire con un abito scollatissimo e fare le 5 del mattino.
•Spaccarsi quella mezza vaschetta di gelato rimasta in freezer.

Sarà pur arrivato anche per me, il momento del piacere.
La Flor

12 giugno 2012

Mi insegno qualcosa.

Scrivere qualcosa su un post it.

Questa scritta campeggiava sul mio pc da non so quanto tempo ormai. Ed era un campeggio abusivo, vorrei sottolineare. Chi l'aveva autorizzata? E poi, dove aveva piantato i suoi picchetti?

Tutti bravi a fare i picchetti poi... Come se protestare portasse a qualcosa, cambiasse qualcosa. Protesta pure, cara la mia scritta campeggiatrice (o campeggiante, vabbè), l'ispirazione non arriverà comunque. Non così, perlomeno.

Infatti l'ispirazione ha latitato a lungo, un'omertosa non-presenza che ha fatto perdere le sue tracce nascondendosi nei meandri della mia mente, dietro montagne di lavoro, in mezzo ad impervi ed inestricabili cespugli di spinosissimi rapporti, sotto strati e strati di sonnolente noia.

Così ho continuato a fissare quel post it attaccato allo schermo...e più lo fissavo e più mi perdevo nel suo essere così...metafisico. Un post it che mi ricorda di scrivere qualcosa su un post it. Era un vortice che mi risucchiava. Un loop di pensiero dal quale ne sarei uscita solo impazzendo.
O stracciandolo.

Ho preso coraggio e l'ho buttato. Un unico promemoria d'ora in poi, fissato solo nella mia mente: non devo ricordarmi di fare le cose, devo farle.

11 giugno 2012

Ovvietà adesive

Io non mi ricordo mai niente.

Frutta, verdura, latte. Questo c'era scritto sulla mia ultima lista della spesa. Dai, le solite cose! Alzino la mano in quanti si dimenticano di mettere queste cose nel carrello al supermercato. Nessuno, è chiaro. Mai che mi venga in mente di scriverci, che ne so, struccante. E' che quando mi accorgo che è finito sono tendenzialmente in bagno, la sera, e mi sto lavando i denti fissando la boccetta praticamente vuota; ora che raggiungo la borsa, di là, con il necessaire per segnarlo in lista, ciao, vai a capire dove l'ho appoggiata "stavolta". E taaac. Mi dimentico.

Ora, questo era un esempio, ma succede sempre così: io mi appunto solo le cose inutili. Sui miei post-it ci sono segnate esclusivamente cose che mi ricordo benissimo di dire, fare, comprare, lettera e tes... ah no.
E poi, fatemi capire un'altra cosa: i vostri, di post-it, rimangono appiccicati dove volete voi? No perchè i miei si staccano sempre, e capite dunque quanto mi siano utili allo scopo.


Non mi ricordo neanche mai dove lascio il blocchetto, specialmente in ufficio, sulla mia scrivania, dove a volte se ne rimaterializzano due o tre pacchetti alla volta, appena cominciati, quasi alla fine o lasciati a metà, sempre con sopra appunti di cose non fatte: "...l'avevo scritto, ma ero al telefono, poi ho perso il blocchetto..." e ri-ciao.

Non mi saranno di alcuna utilità, ma quanto mi piacciono quei blocchetti colorati. Quando ne vedo uno, l'impulso di scriverci sopra diventa irrefrenabile. Soprattutto quando non sono miei, un messaggio per il proprietario lo lascio sempre. Un saluto, una battuta, una semplice ovvietà. Una roba di cui puoi anche tranquillamente dimenticarti, insomma.





8 giugno 2012

adempimenti tributari



Scrivo su un post-it 4x5 cm il numero della prenotazione: 916653230.
             L'ansia da F24 è diminuita.
Fissare l'appuntamento con la tutor dell'agenzia delle entrate mi rasserena.
            Quella signorina è meglio del Diazepam.
Le porto i miei incartamenti, lei li fotocopia, poi li ordina per tipologia e il giorno dopo taaac
La sua mail dai toni formalissimi in cui annuncia:

"In allegato trasmetto Unico 2012. Vorrà cortesemente riconsegnare una copia sottoscritta."

Come posso non adorarla!
Poi però mi chiede a chi voglio destinare l'otto e il cinque per mille del mio IRPEF...
                                                               
  °_°

ninna-oh ninna-oh 
il 5 per 1000 a chi lo dò?
Lo darò alla Befana 
che lo tiene una settimana
Lo darò all'uomo nero 
che lo tiene un anno intero
Lo darò a San Giovanni
che lo metta sotto i panni?
Se lo do al Bambin Gesù 
se lo tiene e non ce lo da più...



7 giugno 2012

Strike a note?

Posticipare. Fare una cosa dopo il suo tempo.
Rimandare a quando una cosa che potevo fare oggi?

Quelli della mattina, sono i sogni più vividi, quelli che quasi ci stai così bene dentro che vorresti, dal sogno, allungare una mano e regolare la sveglia sul mai.

Sogno case labirintiche eppure perfettamente e armoniosamente distribuite e funzionali, bianche, senza macchie di singolari richieste; si dispiegano su colli, scogliere, quartieri di città ancora da vedere.

Con gli occhi ancora semi chiusi per paura che la luce le contamini, le impressiono su un post-it, come su una pellicola, pochi segni per ricordarmi gli spazi.

Entra la luce, sospinge i gesti quotidiani e mi è subito chiaro che questa sarà una di quelle giornate.

Scorro la lista delle cose da fare, con determinazione;
non mi servirà certo un altro post-it per ricordarle.

Chiamare il serramentista.
Detersivo per la lavatrice.


Con lo sbuffo di dentifricio sulla maglia, i boccoli cadenti per lo scirocco e il piglio di chi ha poca voglia di fare, oggi, vado.

Inviare il layout degli impianti all'ingegnere.
Bagnoschiuma.


L'unica cosa al suo posto oggi è la testa, per aria.
Mi sforzo di ricomporre in una sequenza logica le immagini della casa sognata; sono Arianna che ripercorre con gli occhi il filo del mio sogno labirintico.
E' il sogno stesso, il Minotauro, che mi rapisce per l'intera giornata.
E penso che vorrei avere sotto la penna quel post-it, per aggiungere particolari che già sfuggono.

Scegliere i colori per la facciata.
Latte, 2 litri.


Quando nemmeno Perseo riesce più a seguire il filo dei miei discorsi distratti, con il piglio di chi ha fatto, anche oggi, torno.

Gli infissi, la mail, i provini, il detersivo, il bagnoschiuma, il latte.
Si sono tutti scollati dai pensieri come quel post-it dal muro.
La prossima volta forse dovrò chiuderli in una delle stanze di quella casa bianca, nel foglio giallo.

La prossima volta, ricordamelo.

6 giugno 2012

Will u marry me?

Giugno è il mese dei matrimoni.
Lo si capisce dalle vetrine dei negozi, improvvisamente, come fiori al primo sole, sbocciano tutti questi vestitini svolazzanti, fantasie floreali e non, coloratissime.
Il pastello la fa da padrone, toni del rosa e del turchese (senza dubbio il colore dell'estate!) e tacchi vertiginosi sono l'ultima moda, quella da sfoggiare per uscire indenni dallo scanning visivo delle altre invitate.
Io non ho mai "sentito" particolarmente il matrimonio, da bambina non mi sono mai sognata con l'abito bianco a calcare la navata di Westminster.
Io il mio impegno ce lo metto comunque tutti i santissimi giorni, e quanto ce ne vuole!!
Sta di fatto che a me basterebbe sposarmi con un post-it, come Meredith e Derek, come nei telefilm.

Tutto quel celebrare mi mette anche un po' in imbarazzo, così al centro dell'attenzione della festa! e pensare che questo è proprio il motivo per cui la sposa cerca il vestito più bello, la location più bella, i fiori più belli.
Il protocollo: partecipazioni e partecipanti. Cinquantamila parenti che non vedi dal millenovecento, con pelle incartapecorita, cugini dei cugini dei cugini. Ecco, anche no.
Comunque c'è l'imbarazzo della scelta sul www, si trovano spunti per dare qualsiasi piega al proprio matrimonio, per non parlare dei forum di future sposine: consigli su ogni fronte. Qualche giorno fa ho letto post di ragazze che disquisivano in merito a che dieta seguire per entrare nel vestito pseudo taglia 38 che volevano, una piagnucolava perché era grassa: 60 kili invece che i 52 delle amiche! POVERI-NOI.
Povera io che in una pseudo-38 entro con una gamba (non che la cosa mi interessi molto..)

Al massimo i matrimoni mi piacerebbe organizzarli...una Martha Stewart dei poveri.
Già, infatti io mi sposerei solo per organizzarmi la festa, una di quelle senza pretese, fatta di decorazioni in cartoncino, lanterne cinesi colorate e fiori di campo, magari senza tacchi, e sull'erba fresca (anche perché non esiste nulla di peggio che avere tacchi chilometrici e starci sul prato, sprofondando in continuazione!), suggellata solo da promesse su un post-it, come detto sopra.
Serve altro?

5 giugno 2012

Il bene che voglio

L'altra metà della mia Mela non è di tante parole.
Mi vuole bene, anzi benissimo.
Lo so.
Anche se ogni volta che glielo dico mi risponde con uno sbuffo.
Ogni tanto si lascia scappare un "anch'io", ma... si, generalmente risponde sempre con uno sbuffetto.

Sarà che io, notoriamente logorroica, lo sono anche nell'esternare i miei sentimenti.
E quindi insomma, che gli voglio bene glielo dico fin troppo spesso.
E' più forte di me, non riesco a smettere.
Sarà che a mia madre non l'ho mai detto, e ora che non c'è più il mio rimpianto più grande è quello di non averglielo mai detto abbastanza.

Così quando provo il "bene", lo dico. Voglio che le persone che mi stanno vicino sappiano quanto voglio loro bene, soprattutto lui.

Una volta, vista la sua insofferenza, gli ho detto triste.. "E va beh, allora non te lo dico più".
Ma il giorno dopo ho fatto finta di scordarmi quella frase, e ho ripreso a dirglielo.

Lui invece, da bravo ometto, è più bravo a dimostrarmi il suo bene piuttosto che a dirmelo.
Un solletico, un occhiolino, una risata, un sorriso.

E per una come me, da sempre "second choice" del genere umano maschile, una persona come lui è una manna dal cielo.

La prima volta che mi ha fatto un regalo, stavamo insieme da poche settimane.. mi ha lasciato un bracciale Swarowski in cucina, io gli avevo detto che avrei preparato dei pancakes per colazione.. e lui mi ha voluto stupire.
Ho pianto, ho pianto come una fontana.
Nessun uomo mai nella mia vita mi aveva fatto un regalo. Mai.
Vedere quel regalo lì, per me, è stato come... una magia.

E il giorno del nostro primo anniversario, scendere le scale e trovare uno scatolino con un nastro marrone di raso intorno, mi ha fatto andare il cuore alle orecchie.

Ho iniziato a piangere senza nemmeno guardare cosa c'era dentro.

Un anello, con un diamante. Un diamante vero!
Per me! Impossibile, incredibile, impensabile.. Impossibile, l'ho già detto? Impossibile!

E poi sotto la scatola, ecco un post-it.

"Occhio a non farlo cadere nello scarico del lavandino. Buon primo anno".

Non è romantico, lo so.
Nel mio pianto è spuntata una risata.

Ed ecco, lui cos'è per me.
La risata, a spezzare il pianto che avevo.

E mi convinco ogni giorno che passa, che sia stata mia madre, a mandarmelo.
Ogni volta che dico a lui ti voglio bene.. sotto sotto.. magari.. per la fantomatica "legge della proprietà transitiva".... lo dico anche a lei.


                                   





4 giugno 2012

Quarta stanza a sinistra

Settembre 2005.
"Ciao. La tua stanza è la quarta a sinistra. Ci vediamo stasera dopo il lavoro."


Forse la cosa che mi mancherà di più è la pace della sigaretta sul balcone dopo cena. 
Anche perché rientrata in camera, la camera indicata dal post it, quella pace si dissolve in polvere, che non si distingue da quella che ricopre gli scatoloni, ormai chiusi da giorni con lo scotch marrone.Magari quella sigaretta continuerò a fumarla sul nuovo balcone. Ma non sarà mai la stessa sigaretta.
È pazzesco come le persone riescano ad affezionarsi alle cose, ai luoghi, alle 
situazioni, così intensamente come fossero persone.Ed è pazzesco come le persone riescano ad essere così involontariamente profetiche con un semplice biglietto colorato.
"La tua stanza..."


In fondo quando sono sbarcata qui guardavo questo posto con sospetto. Ricordo che attraversai l'ingresso e il corridoio, contando le porte sulla sinistra, con il post it verde in mano, per cercare la mia camera: una cassapanca, una rete singola, una scrivania nera, pavimento in marmoridea, finestra luminosa.Focalizzai bene il colore delle piastrelle della cucina, le porte delle stanze, i balconi e gli angoli meno battuti dello sgabuzzino. 
Con la consapevolezza e l'emozione che comunque sarebbero divenuti
parte di me, un giorno.


Quel giorno ora è arrivato. 
E proprio adesso che sto per spazzare per l'ultima volta questi pavimenti, capisco che questo posto, queste strade, questa città, mi appartengono.
"La tua stanza..." 
Diceva il biglietto.


La consapevolezza è quella che quando chiuderò questa porta a chiave, non sarà più come prima. Il che è una grande fortuna. Altrimenti non riuscirei mai ad appartenere a nessun altro posto.


Sfilo un'altra sigaretta, e suggello l'appartenenza.


La prossima sarà quella delle emozioni, delle osservazioni e delle scoperte. 
Sul nuovo balcone.
Giugno 2012.
"Ciao. La mia stanza era la quarta a sinistra. Trattala bene. M."