26 febbraio 2013

"Come te la immagini la tua casa?" cit.

Ho perso il conto dei traslochi che ho fatto.
Molti ero troppo piccola per ricordarli.
Ma ai traslochi non ci si abitua mai.
Almeno non io, che soffro della sindrome dell'abbandono sin da quando, duenne, aspettavo seduta su una valigia che fosse tutto finito.
Di notte sogno case.
Ne sogno tantissime, tutte molto strane, caratterizzate da corridoi annodati e distribuzioni bizzarre.
Qualche volta mi immagino in una abitazione con molte stanze, ognuna delle quali ha una porta finestra che incornicia un paesaggio; mi basta attraversare quel passaggio per essere in un mondo nuovo.


Delle case passate ricordo poco.
E' tutto immerso in una fitta nebbia e faccio fatica a ricostruire i particolari.
Ma se dovessi individuare un posto specifico, con la C maiuscola, non avrei esitazioni nel descrivervi nitidamente il luogo dove ho imparato la musica.
Se certe passioni nascono da piccoli, sono capace di isolare il punto esatto in cui qualcosa dentro di me s'è mosso per fare spazio a quello che sarebbe stato un amore grande.
E come spesso avviene, il terreno fertile alla scoperta è lastricato da profonda noia; nei pomeriggi interi passati dentro un sottoscala con la porta piccolissima, bianca, credendo di essere Alice; per mezzo di un giradischi su cui non smettevo di far suonare Carosone, Modugno, Buscaglione e la Valente; con il fuoco crepitante e il pavimento in cotto lucido, insolito dancefloor per sessioni agguerrite di coreografie agghiaccianti.

Non so come sarà la mia prossima casa, ma so che a casa mia vorrei ci fosse la stessa pace. E l'ozio. Quello che ti culla quando sei solo e ti permette di costruire immagine dopo immagine un materasso accogliente.

Ah, i mobili li prendo da  Ikea.

Ps: vi lascio con una delle prime canzoni che abbia mai preferito.




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