19 febbraio 2013

Due case. Due storie.

Io al cimitero non ci vado mai.
Perché se dal divano della casa in cui vivo ora chiudo gli occhi, e penso ai miei genitori...
Li penso a Casa mia.
La casa che ha costruito mio padre con la fatica e i sacrifici di tutta una vita.
Penso a mio padre che cucina le alici ripiene, chiedendo il filo per imbastire per chiuderle a mia madre, che sta cucendo qualche orlo per qualche sua amica, o per qualche ricca signora milanese in villeggiatura dalle nostre parti..
Penso a mio padre che lascia uno schifo totale in cucina.. e a mia madre che smadonna tutte le volte perché le tocca pulire.
Penso a mio padre che mi portava con la Vespa a comprare i gelati per tutti, e mi faceva stare in piedi davanti a lui, attaccata al parabrezza... e penso a mia madre che ogni volta mi diceva di non mangiarli tutti.
Penso all'odore di cemento e sabbia che aveva sempre mio padre.. e alle pataccate di saliva che mi lasciava mia madre in faccia per pulirmi.
Non abito più in quella casa, ormai da 3 anni e mezzo... ma se chiudo gli occhi mi rivedo ancora lì.
Soprattutto rivedo loro.
Ecco.. se non vado al cimitero.. posso sempre immaginarli a casa.
Se invece ci vado... poi diventa tutto vero.



******

Se ne sono andati.
Per qualche giorno i maschi di Casa se ne sono andati.
Devo ammetterlo... sto bene, benissimo, con loro. Li adoro. Li amo. Farei qualunque cosa per loro.
Ma cacchio, ogni tanto è splendido stare da soli.



Un po' di tempo per me.. un po' di silenzio, un po' di musica, un po' di dolci, un po' di programmi in tv che adoro e che non riesco mai a vedere perché al mio Lui non piacciono, un po' di sano riposo nel lettone, col cuscino in mezzo, e posizione "a stellina".
Torno al passato.. quando loro non c'erano, a casa.
Quando ero solo io.. quando facevo colazione, pranzavo e cenavo da sola.
Quando cercavo all' Esselunga le confezioni da Uno.
Quando partivo per lavoro e non avevo nessuno che mi aspettava al ritorno.
Dal momento di euforia della desiderata "solitudine", il pensiero si trasforma in una malinconica "mancanza".
Mi intristisco e mi lascio andare ad un micro sonno sul divano.
Sento la chiave che gira nella porta... Sono loro.
Non faccio nemmeno in tempo ad alzarmi... che vengo travolta da scodinzolii e leccate in faccia.
E poi, arriva un bacino.
"Ciao", dice.
"Mi siete mancati", dico io.
"Ma smettila, ti sei riposata un po' senza di noi", dice.
"Smettila tu, mi siete mancati", insisto.
Arriva lui. Una codata e una leccata in faccia piena di agitazione e di amore.
"Anzi, mi è mancato lui. Non portarmelo più via. Che senza di lui poi io penso troppo e poi mi manchi".
Ride.
"Dai vieni qui sul divano con me", dico, "Mi sei mancato tanto anche tu".
Sul divano.. io, lui, e il cane.
Home is where my dog is.


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