18 marzo 2013

casa = famiglia

Le gherls si riuniscono virtualmente: 'Allora ragazze, che argomento affrontiamo?Che ne dite di "casa"?'-propone una delle undici, segue entusiastica adesione al tema e fioritura di post!
Entusiastica!
Sì sì...proprio...
E mentre leggo i post delle mie colleghe che parlano di casa come luogo del cuore, identificazione del sè, regno indiscusso del proprio felino, mi accorgo con orrore che per me casa in questo periodo vuol dire noia, fatica, ripetitività, addirittura prigione...

Ed ecco che in meno di un minuto rientro nel cliché della casalinga annoiata e disperata.
Mi spremo le meningi, in fondo casa è un argomento vasto....cosa potrei scrivere....ed è così che riaffiora un ricordo dolcissimo...

La mia infanzia, dalla nascita a gli otto anni, l'abbiamo passata in un'enorme CASA che condividevamo con i miei nonni paterni. Due tipi da film: lei piccolina, 145 cm di pura energia e parole, le sparava a raffica lasciando morti e feriti ovunque; lui 185 cm di silenzi, odore di mastice (era ciabattino) e frutta che mangiava a qualsiasi ora.

Quanti meravigliosi ricordi legati a questa casa che quasi sembrava un castello, con un'ala dedicata alla mia famiglia e l'altra dedicata ai miei nonni!


Il più dolce dei ricordi, rimarrà per sempre la nascita di mio fratello, che mia madre decise di sfornare proprio nella sua ala del castello.

Ricordo tutto di quella giornata.

Mamma aveva un pancione enorme,  iniziò ad avere presto i dolori del travaglio, che scambiammo per un'indigestione, ma mia nonna, che era una tipa sgamata visto che di figli ne aveva messi al mondo nove, chiamò subito l'ostetrica.

L'ostetrica era una tipa bassina con due braccia da muratore e una messa in piega perfetta di un biondo non esistente in natura, appena arrivò, fui subito spedita di sopra a casa di mia zia.

La giornata, nonostante l'attesa, per me passò piacevolmente, in compagnia della mia cugina grande, adoravo stare con lei, mi pettinava e mi faceva sempre mille treccine con tantissimi elastici colorati.


Quando tutto fu pronto, scesi a casa nostra.





Mio padre, il solito viso scavato e gli occhi lucidi dall'emozione, mia mamma era distesa a letto e in quel momento mi sembrò più splendida che mai, con la sua camicia da notte rosa pallido, e infine lì in quella che era stata la mia culla lo vidi...era il bambino più bello che abbia mai visto, ben cinque chili (povera mamma!) di rughe, tutto rosso e pieno di capelli neri, che strillava e agitava le manine.

Me ne innamorai immediatamente e da quel giorno non ho mai smesso di esserne innamorata!

E' dal riaffiorare di questo ricordo che ho capito, sebbene non ce ne fosse bisogno, dato che l'ho sempre saputo e che lo vado sbandierando ai quattro venti appena ne ho l'occasione, che la mia casa sono loro, sono le mie fondamenta, le mie colonne, la mia casa è la mia famiglia.



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