Play an instrument.
Play a role.
Play.
Perché in inglese la parola "giocare" ha molteplici usi. Molteplici significati. Si gioca anche suonando, o interpretando un ruolo.
Come in tutto ciò che vivo, che non sembra essere reale, non sembra succedere davvero. Gioco molti ruoli, volendo fare una traduzione letterale. Gioco a fare la professionista cosciente di cosa sta facendo. Gioco a fare la donna matura, sicura delle sue scelte, forte. Gioco a fare l'amica premurosa e presente (con pessimi risultati credo... Uno dei miei ruoli peggiori, decisamente).
Ma, appunto, gioco.
Come quando da bambine ci si trovava nella cameretta di qualcuna.
"Si fa che questo è un negozio di vestiti e io sono la commessa e tu la cliente?" E tiravamo fuori tutti i vestiti di mamma.
Che brontolate che mi sono presa per il disordine che facevo in casa, e al quale poi non sapevo rimediare.
Come adesso, che gioco, mi improvviso, mi convinco capace di fare cose. E poi dentro nascondo la stessa sensazione di quando ero bambina, quella sensazione di essere inadeguata, la paura di sbagliare, la voglia di piangere e chiedere aiuto perché in realtà non sono affatto forte e sicura. Interpreto un ruolo, anzi, più di uno. Me le canto e me le suono. Gioco a fare la grande.
Ma non sono grande. Ed ho ancora bisogno di piangere a singhiozzoni, nascondendo il volto tra le lenzuola, fino a che non arrivi tu e mi abbracci forte, e mi fai sentire al sicuro. Mi fai sentire che è solo un gioco.
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